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Gente San Marco

“Ogni volta che descrivo una città dico qualcosa di Venezia. Per distinguere le qualità delle altre, devo partire da una prima città che resta implicita. Per me è Venezia”.

Così Marco Polo, nelle ‘Città Invisibili’ di Italo Calvino, si rivolge a Kublai Kan, l’imperatore dei tartari, che ascoltando le relazioni di viaggio del veneziano a proposito dei luoghi visitati nelle sue ambascerie, si stupisce che il nome di Venezia non compaia mai: “e di che altro credevi ti parlassi?” risponde Marco.

Venezia è infatti molte città, una citazione continua di influssi culturali, echi di mondi lontani, suggestioni raccolte durante lunghi viaggi e reinterpretate con armonia ed eleganza su pietre che ora ci parlano con linguaggi diversi.

Sfoglieremo documenti di pietra ma anche luoghi simbolo della cultura europea, come la Biblioteca Marciana, con le opere di artisti come Tiziano Vecellio, Paolo Veronese o Jacopo Tintoretto. Insieme alla visita della Biennale Architettura, ci ritaglieremo uno spazio per approfondire l’arte e l’architettura contemporanea al Miglio dei Musei, soffermandoci alla Fondazione Guggenheim e a Punta della Dogana.

Ammireremo insieme le forme ed i profili di questa bella donna, che si specchia vezzosa sull’acqua della laguna, consapevole di sfidare il passare del tempo, mostrando un fascino che sempre si rinnova, ed esprimendo lo stesso antico desiderio di stupire lo sguardo del viaggiatore.

Il nostro percorso ci porta a sfogliare documenti di pietra in una città che, come una bella donna, si compiace di specchiarsi nell'acqua della laguna, moltiplicando lo stupore negli occhi di chi la ammira. Una città metafisica già alla sua origine, in cui prende forma un progetto visionario: l'impianto su una zona paludosa ed inospitale di fondamenta conficcate nel fango su cui far galleggiare case e palazzi, realizzando un sistema di vie d’acqua collegate tra loro da centinaia di ponti.
Venezia è molte città insieme, non soltanto per quello che raccontano le pietre o le raccolte di opere d'arte che riempiono i suoi palazzi o le chiese, ma soprattutto perché mantiene da secoli una forza evocativa che agisce potente, sigillando equilibri impensabili. In questo spazio l'architettura ha riscritto i suoi ordini stilistici, perché da un lato all'altro di un canale potessero dialogare palazzi dalle pulite forme gotiche o rinascimentali, con altri in cui gli ornamenti, estremamente raffinati e ridondanti, suggerivano il gusto orientale o ricordavano un passato ricco di influssi culturali multietnici. In questo melting pot della cultura europea e mediterranea, la storia ha depositato stratificazioni ed intrecci straordinari di innovazione e tradizione, una miscela che ci regala oggi la possibilità di muoverci in uno spazio connotato da un’altissima concentrazione di prestigiose opere d'arte. I Maestri che, nei secoli passati, hanno concorso a disegnare la città unica e preziosa che vediamo oggi, hanno avuto a disposizione tutti i mezzi e le opportunità per seguire la loro ispirazione. Per questo possiamo ammirare, accanto ai palazzi del potere di cui colpiscono lo sfarzo e la maestosità, abitazioni private come Palazzo Contarini del Bovolo, in angoli nascosti e suggestivi. Qui delicati trafori di marmo e soluzioni architettoniche insolite trasformano elementi funzionali, come una scala, in un nastro di leggero merletto che si srotola all'esterno, disegnando una stupenda fuga di colonnine. Visiteremo anche luoghi simbolo della cultura europea, come le sale monumentali della Biblioteca Marciana, attraverso un percorso iconografico firmato da artisti della grandezza di Tiziano Vecellio, Paolo Veronese e Jacopo Tintoretto, le cui opere decorano gli spazi della Libreria Sansoviniana.
La fama, conquistata nel passato, di centro culturale ed artistico di eccellenza, non ha però appagato la volontà della città lagunare di essere attrattiva ed accogliente anche ai nostri giorni, trovando le occasioni e lo spazio per diventare un contenitore ideale di talenti, dando visibilità ad artisti moderni e contemporanei. Insieme alla Biennale di Arte ed Architettura, il 'Miglio dei Musei', nel sestiere di Dorsoduro, ci permetterà di concentrare la nostra attenzione sulle opere che la città custodisce, confermando la sua vocazione a svolgere un ruolo centrale nel panorama artistico contemporaneo. Il privilegio di progettare o di esporre in una città come Venezia, ha richiamato e richiama tutt'ora nomi importanti del mondo dell'arte e dell'architettura, ma per alcuni di loro il talento e l'ispirazione si è nutrito della forza e della luce di questa città, in cui sono nati e vissuti. È il caso dell'architettoCarlo Scarpa, di cui visiteremo alcune delle opere più famose, chiudendo la nostra intensa esperienza veneziana con la stessa consapevolezza del viaggiatore Marco Polo che, nelle 'Città Invisibili' di Italo Calvino si rivolge a Kublai Kan dicendo: "Ogni volta che descrivo una città dico qualcosa di Venezia. Per distinguere le qualità delle altre, devo partire da una prima città che resta implicita. Per me è Venezia”.
Venezia, dunque, risuona di echi di mondi lontani in una citazione continua di influssi culturali,, suggestioni raccolte durante lunghi viaggi e reinterpretate con armonia ed eleganza su pietre che ora ci parlano con linguaggi diversi. Un luogo che andremo a scoprire per sottrazione, isolando dettagli ed approfondendo una lettura che, dovendo aderire ad un testo complesso, ci regalerà cambiamenti di prospettiva e lo svolgimento di un filo ideale, per legare insieme l’unicità e la bellezza che ci accompagneranno per tutto il nostro soggiorno veneziano.

PROGRAMMA
1° Giorno
Arrivo a Venezia

Arrivo a Venezia con mezzi propri e sistemazione in Hotel. Cena libera.

2° Giorno
Dall'Arsenale alla città: La Biennale di Architettura 2016

In mattinata ci recheremo all’Arsenale, dove anche quest'anno si svolge uno degli appuntamenti più seguiti in città e insieme una delle rassegne più prestigiose ed importanti al mondo: la 15a edizione della Mostra Biennale Internazionale d'Architettura.
La Biennale di Venezia nasce nel 1895 come prima esposizione di arte contemporanea, al fine di promuovere le nuove tendenze e stimolare così il mercato dell'arte. È solo nel 1980 che a questa rassegna (che avviene ogni due anni, alternando l'edizione dedicata all'arte a quella di architettura) si aggiunge la Biennale Architettura, destinata a diventare, fin dalle prime edizioni, un appuntamento molto atteso non solo dagli addetti ai lavori. Questa esposizione ha permesso l'apertura al pubblico di uno spazio molto suggestivo della città: le Corderie dell'Arsenale, occasione impagabile che offre al visitatore un'esperienza diretta e 'tattile' dell'architettura.

“Un'esposizione con l'architettura e non sull'architettura”, come sottolineò l'ideatore della prima edizione, Paolo Portoghesi.
Il titolo di quest’anno è Reporting from the Front, curata dall'architetto cileno Alejandro Aravena che scrive: “La mostra quest'anno si propone di condividere con un pubblico più ampio il lavoro delle persone che scrutano l'orizzonte alla ricerca di nuovi ambiti di azione, affrontando temi quali la segregazione, le disuguaglianze, le periferie, i disastri naturali la migrazione...”.
L’architettura quindi, intesa come strumento della vita sociale e politica in cui si cerca - e a volte si trova - lo spazio per “coniugare a un più alto livello l’agire privato e le pubbliche conseguenze”. Una donna su una scala è l'immagine, perfetta metafora visiva, del concetto che ha ispirato il suo curatore: la ricerca di un 'expanded eye'. Salendo più in alto, solo di pochi gradini, si ottiene un ampliamento di prospettiva e la percezione di ciò che altrimenti rimarrebbe invisibile. Aravena ha voluto citare l'incontro di Bruce Chatwin - in America del Sud - con una signora anziana che attraversava il deserto portando una scala di alluminio in spalla: era l'archeologa Maria Reiche che studiava le linee di Nazca, illeggibili stando con i piedi per terra. “Reporting from the front” ha come obiettivo “acquisire un nuovo punto di vista... dando ascolto a quelli che sono in grado di condividere saperi ed esperienze con noi che stiamo in piedi sul terreno”. Faremo questo percorso con una guida, che ci aiuterà a comprendere a quali sfide l’architettura contemporanea, come mezzo e non come fine in sé, vuole provare a dare delle risposte.

Pranzo alla Serra dei Giardini della Biennale, un elegante spazio liberty edificato nel 1864 con lo scopo di dare riparo, in un tepidarium di vetro e ferro, alle piante che decoravano la coeva Esposizione Internazionale d’Arte. Dopo un accurato restauro, il Comune di Venezia ha restituito lo spazio alla sua funzione originaria e rilanciato la sua fruibilità pubblica attraverso interessanti proposte didattiche, con laboratori di botanica, attività culturali ed educative a contenuto naturalistico.
Nel pomeriggio visiteremo le Sale Monumentali della Biblioteca Marciana, una delle più importanti in Italia e nel Mondo, che contiene preziosi manoscritti greci, latini ed orientali, rari incunaboli ed antiche opere a stampa. Il primo considerevole nucleo della ricca raccolta fu donato alla città nel 1362 da Francesco Petrarca, che diede inizio al lungimirante progetto di realizzare una biblioteca pubblica da “pareggiarsi a quelle degli antichi... nella piazza maggiore della città, con cui non altra a mio credere può venire in paragone di bellezza, e in prospetto del tempio che tutto risplende di marmi e d’oro”. Fu il cardinale greco Bessarione a dare un concreto impulso all’idea della costruzione di una biblioteca di Stato e nel 1537, il Doge Andrea Gritti affidò l’incarico a Jacopo Sansovino. Sulla spinta di un rinnovamento urbanistico che prevedeva la riprogettazione di tutta l’area posta di fronte al Palazzo Ducale, cominciò a prendere forma il disegno di un’opera elegante ed originale che potesse arredare degnamente questo lato di Piazza San Marco, vicino al campanile, el Paron de casa, come lo chiamano i veneziani.
Il Sansovino intraprese l’opera traendo ispirazione da modelli dell’architettura romana, come il Teatro di Marcello, imprimendo alla facciata caratteristiche stilistiche nuove ed originali per la scena veneziana. L’edificio si sviluppa su due livelli, con un doppio sistema di colonne che reggono le architravi, realizzando un loggiato continuo coronato da una trabeazione dorica che alterna triglifi e metope. Con le arcate, alleggerite da fregi e balaustre, si ottiene la prevalenza dei vuoti sui pieni in modo da valorizzare le ricchissime decorazioni che ornano gli elementi portanti. All’interno dell’opera sansoviniana avremo modo di ammirare la ricca collezione pittorica con capolavori di Tiziano, Veronese e Tintoretto.

Da Piazza San Marco ci spostiamo in una zona un po’ nascosta di Venezia, attraversando strette calli e caratteristici campielli fino ad arrivare al Palazzo Contarini del Bovolo, per una visita privata in esclusiva per il nostro gruppo. Il Palazzo, inizialmente proprietà della famiglia Morosini, fu costruito intorno al 1300 ma diventò Contarini in un secondo momento, portato in dote da Caterina Morosini quando sposò Zuanne Contarini. Verso la fine del 1400, fu abbellito da una deliziosa scala a chiocciola voluta da Pietro, figlio di Zuanne. Appoggiata all’edificio fu eretta una torre traforata con giochi di contrasto fra vuoti e pieni in cui il bianco abbagliante della pietra d’Istria, temperato dal rosso-bruno dei mattoni, potenzia lo slanciato movimento dello sviluppo elicoidale. Da allora Palazzo Contarini diventa Contarini del Bovolo, per richiamare anche nel nome l’importanza di questa eccezionale struttura a forma di chiocciola, che svetta tra i tetti della città superando in altezza molti dei palazzi veneziani.

Cena in ristorante.
Pernottamento in hotel

3° Giorno
Il "miglio" dei musei: lungo un millennio di storia dell'arte mondiale

In mattinata ci dirigeremo verso il 'Miglio dei Musei', nel sestiere di Dorsoduro. Una passeggiata lungo il Canal Grande, che va dalle Gallerie dell’Accademia a Punta della Dogana. Itinerario che riassume la storia della città attraverso le sue più importanti collezioni d’arte, dal 1200 ai giorni nostri. Con una guida, visiteremo la Fondazione Guggenheim, uno dei luoghi simbolo dell’arte del ‘900. Peggy Guggenheim fu un’importante collezionista e mecenate, che influenzò il mercato dell’arte moderna e contemporanea mondiale. Espose per la prima volta in Italia la sua collezione proprio alla Biennale del 1948 e, nello stesso anno, si trasferì, con il suo patrimonio di capolavori, a Palazzo Venier dei Leoni, restandovi fino alla sua morte, avvenuta nel 1979 all’età 81 anni. Il museo espone alcune delle opere dei più importanti artisti del XX secolo, tra cui Picasso, Duchamp, Brancusi, Kandisky, Pollock, per citarne solo alcuni. Una selezione che annovera alcuni dei capolavori delle correnti artistiche che hanno espresso la complessità del ‘900, come Cubismo, Futurismo, Pittura Metafisica, Surrealismo ed Espressionismo Astratto americano, plasmando il gusto e la sensibilità delle giovani generazioni di artisti che hanno poi inaugurato il nuovo millennio. Palazzo Venier dei Leoni, la casa in cui Peggy visse fino agli ultimi anni della sua vita, oltre che della sua collezione privata è sede di mostre temporanee che ogni anno richiamano migliaia di visitatori. L’edificio, conosciuto in città come l’Incompiuto, fu progettato per la famiglia Venier dall’architetto Lorenzo Boschetti nel XVIII secolo, con l’ambiziosa aspirazione di seguire l’impronta lasciata in città da maestri come il Palladio e il Longhena, ma problemi finanziari bloccarono la costruzione quando era stato realizzato solo un piano della grandiosa opera. Diverse sono le ipotesi che spiegano il significato del suo nome. La più probabile è legata alla presenza nella facciata di alcune sculture rappresentanti leoni, ma esiste una leggenda popolare secondo cui i Venier avrebbero tenuto un leone nel loro giardino.

Light lunch alla caffetteria del Museo Guggenheim.

Nel pomeriggio la nostra passeggiata ci condurrà all’estremità orientale del sestiere di Dorsoduro, Punta della Dogana o Punta da mar, un luogo strategico da cui è possibile godere di una apertura di orizzonte sul bacino di San Marco da una prospettiva che sembra la prua di una nave e permette, con un colpo d’occhio, di abbracciare con lo sguardo a 360 gradi, la Piazza San Marco e le isole di San Giorgio e della Giudecca. I veneziani amano venire a prendere il fresco nelle notti estive qui, dove è possibile ammirare la luce del tramonto battere con incredibili sfumature di rosso e oro i palazzi e le chiese che affacciano sulla laguna. Nel XV secolo la Repubblica Serenissima trasferì qui la sede della Dogana, prima collocata all’Arsenale. L’edificio, opera dell’architetto Giuseppe Benoni, fu completato nel 1682 ed è caratterizzato da una pianta triangolare da cui si innalza una torre sovrastata dalla Palla d’Oro, una sfera di bronzo dorato sostenuta da due Atlanti, su cui poggia una statua della Fortuna che ruota con la direzione del vento. Nel 2007 il collezionista francese François Pinault si è aggiudicato il bando indetto dal Comune per la creazione di un centro d’arte contemporanea in quest’area. L’imponente complesso è stato restaurato dall’architetto giapponese Tadao Ando e dal giugno del 2009 la città ha potuto così riappropriarsi di quest’area di grande prestigio. Arricchito il suo patrimonio culturale con il lavoro di artisti e curatori, Venezia ha così rafforzato la sua connessione con il circuito internazionale dell’arte contemporanea. Una visita guidata alle opere esposte a Punta della Dogana potrà essere un’interessante occasione per approfondire alcuni dei temi con cui già ci saremo confrontati durante la visita alla Biennale.
Il nostro percorso nel Miglio dell’Arte prosegue ai Magazzini del Sale alle Zattere, la fondamenta che affaccia sul Canale della Giudecca. In questo spazio, in occasione del decennale della morte dell’artista, è stata allestita la Mostra Emilio Vedova Disegni, con opere che coprono l’intero percorso espressivo del pittore dagli esordi nel 1935 fino al 2006. Un tratto caratterizzato nel primo periodo da un linguaggio “spezzato e aggressivo” che guarda alle avanguardie storiche, dal Cubismo al Futurismo, fino alla visione fluida e magmatica degli ultimi anni che firma le opere dell’artista in costante cangiamento. L’allestimento della Mostra è arricchito dalle macchine progettate da Renzo Piano, che movimentano i teleri su cui sono montate alcune opere inedite degli anni ‘80. Lo spazio del Magazzino è rimasto così com’era, rispettando il suo aspetto primitivo con le originali pareti di mattoni a vista e le capriate lignee che sostengono la copertura. Sul pavimento di masegni in trachite sono state semplicemente appoggiate delle doghe in legno di larice, leggermente inclinate in modo da accogliere il visitatore con una sensazione prospettica che sembra invitare all’ingresso. Per tutta la lunghezza del Magazzino corre un binario con bracci mobili ed estensibili, che permettono l’esposizione delle opere a differenti altezze. L’effetto ottenuto mette il visitatore al centro di una scena insolita e cangiante, in cui sono le opere a spostarsi per raggiungerlo con movimenti di danza.

Cena in ristorante.
Pernottamento in hotel

4° Giorno
Sulle orme di Carlo Scarpa

Questa giornata sarà tutta dedicata alla visita di due delle più importanti opere di Carlo Scarpa presenti in città. L’architetto e designer veneziano ha lavorato, come i grandi maestri del passato, in contesti unici e di grande valore artistico, con la capacità di inserirvi la sua opera in modo armonico e avendo cura di utilizzare la sua arte come mezzo di conoscenza della storia e della realtà preesistente. Scarpa si considerava un artigiano, un uomo del fare, che metteva in primo piano la conoscenza dei materiali e considerava un punto di forza lo scambio di idee e progetti con gli intellettuali e gli artisti del suo tempo. Venezia, dove nasce e compie gli studi di architettura, prima all’Accademia di Belle Arti e poi all’Istituto Superiore di Architettura, è per lui la principale fonte di ispirazione. Sono l’acqua e la luce, infatti, le materie principali che connotano i suoi prestigiosi lavori, in un felice connubio tra geniali soluzioni tecniche e raffinata sensibilità che si impone con sorprendente forza evocativa. Avremo modo di capire la cifra stilistica di Scarpa a Palazzo Querini Stampalia dove, con la sua opera di restauro e rivisitazione, mise in comunicazione il dentro con il fuori mediante un piccolo canale che entra nell’edificio e, attraverso delle paratie, invade gli spazi di un giardino di rame, cemento e mosaico. Agli estremi di questo percorso d’acqua si trovano due labirinti di alabastro e pietra d’Istria. Gli accostamenti tra elementi nuovi ed antichi, fluidi e solidi, sono spesso inondati dalla luce, che filtra da feritoie, interrompendo l’opaca pesantezza della materia con eleganti e a volte poetiche soluzioni di alleggerimento. Conclusa la visita di questo edificio, diventato negli anni un modello di scuola per architetti, appassionati e studiosi dell’arte del Novecento, torniamo verso Piazza San Marco per recarci al Negozio Olivetti, luogo in cui si conferma la grande abilità di Scarpa nell’uso dei materiali. Coniugando tradizione e modernità, originalità e coerenza stilistica con una grande attenzione al dettaglio e agli elementi di design dal tratto pulito, il suo operato non lascia spazio a sbavature o ridondanze. Nel 1957 Adriano Olivetti gli affidò il restyling dello showroom in Piazza San Marco, il 'biglietto da visita' secondo le parole del committente, che doveva incarnare la ricerca delle forme e la qualità del marchio Olivetti.
L’ambiente originario, sacrificato in uno spazio infelice e poco illuminato, diventò banco di prova per l’Architetto nell’impresa di valorizzare un contesto angusto e buio. La scelta decisiva di Scarpa fu quella di collocare una scala aperta al centro del piano terra per aumentare gli spazi e, attraverso l’apertura di vetrine d’angolo, dare modo alla luce di divenire elemento portante dell’arredamento. La scala, considerata nell’ambiente degli addetti ai lavori un 'vero capolavoro', fu modestamente definita dall’architetto veneziano 'piuttosto bella'.
Questa semplice battuta aiuta a capire la personalità del Maestro e spiega le doti di semplicità e professionalità che accomunano molti dei personaggi che abbiamo conosciuto in queste giornate veneziane, artisti che, nei loro ambiti di competenza, hanno contribuito a cambiare il gusto e ad informare la storia.

Pranzo libero, nel pomeriggio rientro alle città di provenienza