Un mondo rimasto intatto nei suoi rituali e nelle sue abitudini rispetto ai tentativi di cristianizzazione. Un patrimonio etnico ed etnografico quello del ‘Carrasecare’, unico.
Il Carnevale in Sardegna è un evento particolare ed unico che trova le sue radici nella storia e nelle tradizioni dell’isola. Lontano da quelli di Viareggio o di Venezia, ma anche da quelli sardi di Cagliari e Tempio Pausania. Tipicamente la festa è incentrata sullo svago e sulla trasgressione: colori sgargianti, coriandoli e musica.
Il ‘Carrasecare’ delle zone dell’interno ha origini e credenze precristiane e assume toni più seri, resi ancora più intensi dai colori, quelli della terra e degli animali, dai movimenti ritmici e cadenzati delle sfilate, dai suoni dei campanacci oggi o delle ossa ieri che segnano il tempo dell’avanzare delle maschere. Toni più seri già dal nome, perché la parola sarda che indica il carnevale è ‘Carrasecare’ vuol dire Carne da tagliare. C’è una vittima da sacrificare quindi, come nei riti dionisiaci, un costo da pagare perché la natura risorga più fertile di prima.
Un mondo dove alla fine comunque trionfa la gioia, perché la natura farà il suo corso e un altro anno propizio inizierà.
Andare nel Nuorese sarà anche l’occasione per un percorso culturale sulle orme di Grazia Deledda, Nobel per la letteratura nel 1927 che nacque e passò a Nuoro la sua giovinezza.
Fa parte integrante di un viaggio sui riti propiziatori la Sartiglia di Oristano, giostra con corsa alla stella, dove il numero di quelle infilzate dal Capocorsa preannuncia il buon anno a venire e le pariglie, dove l’acrobazia equestre dei fantini sardi trova giusto spazio e riconoscimento.
sabato – Arrivo individuale a Cagliari
domenica – Nuoro, alla scoperta di Grazia Deledda
martedì – Arti e artigianato tra storia e tradizione
mercoledì – La Sartiglia di Oristano
giovedì – Rientro a casa