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In Africa rimangono ben poche regioni che possano essere definite davvero selvagge e una di queste è il paese degli Hamar, che risponde in pieno alla definizione. È un mondo sperduto, circondato da montagne alte oltre quattromila metri, dalle impenetrabili paludi nilotiche del Sudan e dai desolati deserti della zona di confine tra Kenya ed Etiopia. Dimenticata dalla storia e tutt’ora cartografata in maniera imprecisa, la valle dell’Omo inferiore costituisce grosso modo il centro di questa remota zona. Qui gli Hamar convivono in maniera più o meno pacifica con i Karo, pastori e coltivatori dediti ad un’economia di sussistenza, i laboriosi Erbore dediti principalmente alla coltivazione di mais e sorgo, i Dassanech, seminomadi legati a particolari aree del territorio. Tra i più selvaggi dei popoli troviamo i Mursi, che fanno parte di quell’ormai sparuto gruppo di etnie di tutto il mondo le cui donne ancora portano piattelli labbiali. Per tutti questi popoli ogni cambiamento che riguardi il passaggio dalla giovinezza all’età adulta o quella da celibato o nubilato alla vita coniugale deve necessariamente compiersi con successo, perché l’armonia e l’equilibrio della comunità dipendono dalla capacità degli iniziati a rivestire i nuovo ruoli e di assolvere ai compiti ad essi collegati Cercheremo durante il nostro viaggio di coglierne tutti gli aspetti, proveremo a comprendere il perché di riti e cerimonie troppo forti e violente per i nostri occhi, che riportano a stadi primordiali. Un viaggio carico di emozioni, nel miglior comfort possibile , che vuol dire ancora molto ridotto e che quindi richiede spirito di adattamento e flessibilità. Le sistemazioni alberghiere a volte sono al di sopra delle aspettative dato il territorio in cui ci troviamo, altre, spesso considerevolmente al di sotto. L’Etiopia, riti e tradizioni di un continente, caleidoscopio di etnie, culture, fedi e linguaggi, dove l’uomo, la natura, la magia si fondono in immagini e situazioni di portentosa intensità.

 

PROGRAMMA DETTAGLIATO

 

1° giorno (mercoledì)
Partenza con volo di linea da Roma, arrivo ad Addis Abeba il giorno seguente

Partenza in serata con volo di linea da Roma ad Addis Abeba. Pasti e pernottamento a bordo. Arrivo previsto la mattina seguente.

 

2° giorno (giovedì)
Partenza verso Wonchi dove troviamo il popolo Guraghe e proseguimento per Wolisso (km 200 - 4 ore)

Arrivo ad Addis Abeba, disbrigo delle formalità e partenza in direzione di Ambo dove faremo la sosta per il pranzo. Dopo il pranzo partenza in direzione del cratere di Wonchi per un'emozionante escursione sul lago di origine vulcanica, situato a circa 27 km a sud di Ambo. Proseguimento per Wolisso, cena e pernottamento al Negash Lodge.

 

3° giorno (venerdì)
Wolisso, il popolo Woilata - Arba Minch (km 400- 6 ore)

Continuazione sempre verso sud attraverso lo splendido territorio Guraghe. L’area compresa tra Wolisso e Wolkite è abitata dal popolo Guraghe, appartenente al gruppo linguistico Semitico proveniente da nord intorno al 9° Secolo durante l’espansione del Regno Cristiano verso sud. I Guraghe sono uno dei popoli più notevoli e laboriosi dell’Etiopia che occupano l'area a est del fiume Gibe da centinaia di anni. Il loro pane, chiamato “ Korcio” si ottiene dalla fermentazione della foglia del falso banano (Ensete). Visita ai villaggi. Pranzo a Sodo. Si costeggia l’immenso lago Abyata e si giunge a Arbaminch nel tardo pomeriggio. Cena e pernottamento al Paradise lodge oppure al Swaynes lodge.

 

4° giorno (sabato)
Arba Minch - le 40 sorgenti - lago Chamo - Chencha (Dorze) - Arbaminch (km 70 - 5 ore)

Partenza mattutina per visitare la lussureggiante foresta che orla il lago Abaya con le 40 sorgenti (Arbaminch) e proseguimento in barca sul lago Chamo per visitare il “mercato dei coccodrilli”. Rientro per pranzo al lodge e proseguimento per i villaggi Dorze. Escursione lungo una strada di montagna, con ampie visioni sul fondovalle della Rift Valley occupato dai laghi Abaya e Chamo e separati solo da uno stretto istmo, fino al villaggio Dorzè di Chencha con le sue particolarissime abitazioni. Questa popolazione di montagna si occupa prevalentemente della tessitura del cotone e della coltivazione dell’enset, ovvero la “falsa” banana. Rientro ad Arbaminch, cena e pernottamento in lodge.

 

5° giorno (domenica)
Arba Minch - Konso - Tsemay - Erbore - Turmi (Km 350 - 6 ore)

Dopo colazione, partenza per Konso. Nel tragitto tra Arbaminch e Konso si può incontrare il popolo Derashe, le cui donne sono caratterizzate da una particolare acconciatura a coroncina. Arrivo a Konso, visita di alcuni villaggi tradizionali e pranzo in ristorante. Si prosegue nella regione compresa tra i corsi del Weyto e dell’Omo, qui l’incontro con la popolazione dei Benna o Bayna, sempre di ceppo omotico. Fondamentalmente allevatori di bovini, ovini e caprini, essi conducono una vita seminomade, il miele selvatico è l’unico bene prodotto in eccedenza; scambiato o venduto nei mercati lungo la strada, procura ai Benna una minima quantità di denaro indispensabile per l’acquisto di generi di prima necessità e utensili domestici. La tipologia dell’abitazione riflette l’esigenza di frequenti spostamenti, le capanne sono semplici ripari ricoperti e erba o stuoie. Al centro del villaggio è posto il recinto del bestiame. Le donne indossano vestiti di pelli di capra impreziosite da conchiglie cauri e sfoggiano complicate acconciature formate da sottili treccine impastate con polvere d’argilla, burro o grasso animale. Nel paesaggio “senza speranza” tra l’ex-Lago Stefania e il letto del fiume Weyto, vivono anche due altre popolazioni; gli Tsemay, le cui donne sono facilmente riconoscibili poiché usano portare un particolare perizoma a forma di coda, e gli Erboré ovvero gli eterni nemici degli Hamar. Dopo un lungo periodo di conflitto la maggior parte di essi si è trasferita a ovest del Weyto, trovando ospitalità presso i Borana. Gli Erbore odierni sono in realtà il risultato dell’aggregazione di diverse etnie, che nel corso del tempo si sono amalgamate a formare un solo popolo. I matrimoni misti con ragazze di altre tribù sono ancora oggi la regola, a patto di escludere dalla scelta i nemici Hamar. Le donne Erbore curano con particolare attenzione il loro abbigliamento, portano pesanti gonne di pelle, hanno i capelli acconciati in lunghe treccioline sottili e amano adornarsi di perline. Alle caviglie portano pesanti anelli in ferro, sicché i loro movimenti sono sempre annunciati dal clangore del metallo. Si prosegue per Turmi. Sistemazione in lodge, pensione completa.

 

6° giorno (lunedì)
Raggiungiamo Omorate, l'ultimo paese prima del Lago Turkana per incontrare i Dassanech. Rientro a Turmi in occasione del mercato settimanale (km 160 - 4 ore)

Partenza di prima mattina e continuazione ancora verso sud, fino al villaggio di Omorate, il più meridionale dell’Etiopia, l’ultimo paese prima del Lago Turkana, prima del Kenya. Ricordiamo di portare con se il passaporto, che potrebbe essere richiesto alla frontiera. Qui si incontrano i i Dassanech, fino a pochi anni fa conosciuti col nome “Galeb” si muovono in questo vasto territorio inseguendo l’acqua e i pascoli. I Dassanech sono gli unici nella valle dell’Omo a parlare una lingua cuscitica, sono suddivisi in otto clan, alcuni di natura seminomade, ciascuno con una propria identità e legati a particolari aree del territorio. Sono le stagioni stesse a dettare gli spostamenti. Le capanne di ogni villaggio, piccole e rotonde, con un’apertura molto bassa che costringe ad entrare carponi, sono circondate da un grande recinto di protezione. All’interno non è prevista alcuna divisione tra la zona per riposare e quella destinata alla custodia del grano e della cucina, costituita da un focolare quasi sempre acceso. Le capanne, infatti, vengono utilizzate esclusivamente come ricovero e tutte le attività si svolgono all’esterno. Le donne hanno un ruolo particolarmente importante sia nella gestione domestica che nello smontare e rimontare le capanne durante gli spostamenti stagionali. Come tutti i popoli dell’Omo anche i Dassanech praticano interessanti cerimonie di iniziazione. La più importante, detta dime, celebra l’ingresso nella pubertà delle ragazze del villaggio, ormai pronte per il matrimonio. In occasione del dime, che dura non meno di sei settimane, vengono uccise dieci mucche e trenta pecore per ogni ragazza, e per molte ore nel corso della giornata, i partecipanti, vestiti con pelli di animali selvatici poggiate sulle spalle e ornati da stravaganti acconciature dei capelli, danzano al ritmo di tamburi e dal battito delle mani. Il territorio in cui vivono si estende su entrambe le sponde dell’Omo a nord e ad est del Turkana, ovvero il Lago Rodolfo degli esploratori italiani. In Etiopia sono circa 26.000, cui si devono aggiungere le alcune migliaia che vivono in Kenya. La regione è essenzialmente arida e battuta da forti venti. Rientro a Turmi per pranzo e pomeriggio dedicato al bellissimo mercato settimanale degli Hamar. Il giorno di mercato è il momento sociale per eccellenza che richiama le varie popolazioni locali ognuno nel suo “abito” migliore; Uomini e donne Hamar hanno grande cura delle loro acconciature, che ne accentuano la bellezza e simboleggiano status sociale, valore e coraggio. Le mercanzie sono povere e di uso quotidiano: miele, bucce di caffè, qualche cereale, ocra; molto colorato è anche il mercato del bestiame. Cena e pernottamento al Turmi Lodge o in alternativa, al Buska Lodge.

 

7° giorno (martedì)
Turmi - (mercato di Dimeka) Korcho (Karo) (km 120 - 5 ore)

Partenza mattutina in direzione di Dimeka, a nord di Turmi, in occasione del mercato settimanale. Qui l’incontro con il popolo Hamar. Gli Hamar sono un popolo dal magnifico aspetto, celebre per le danze, le cerimonie di matrimonio e il “salto del toro”, che segna il passaggio dei giovani allo stato adulto; in quest’occasione le ragazze annunciano, suonando trombe, l’arrivo dei maz, i maschi hamar che hanno già compiuto questo rito iniziatico. Durante la cerimonia i maz prendono parte a una sorta di preludio, consistente in bevute di caffè, considerato una benedizione. Giovani donne apparentate all’iniziando implorano di essere frustate dai maz; quanto più numerose e vaste sono le cicatrici, tanto maggiore è la devozione delle fanciulle per il giovane sul punto di diventare un uomo. Iniziano i preparativi: mentre gli animali vengono radunati (da 15 a 30 capi), un ragazzo recentemente iniziato, coperto di olio e carbone di legna, compie un giro attorno alla mandria, salta sulla groppa del primo animale e da questo ai successivi; deve ripetere il percorso quattro volte per dar prova di virilità. Se dovesse cadere più di una volta, verrà frustato e canzonato spietatamente dalle donne….. Il giorno di mercato è il momento sociale per eccellenza che richiama le varie popolazioni locali ognuno nel suo “abito” migliore; Uomini e donne Hamar hanno grande cura delle loro acconciature, che ne accentuano la bellezza e simboleggiano status sociale, valore e coraggio. Le mercanzie sono povere e di uso quotidiano: miele, bucce di caffè, qualche cereale, ocra; molto colorato è anche il mercato del bestiame. Gli Hamar nomadizzano nella zona del Chew Bahir (ex Lago Stefania), ora per lo più asciutto e salato, che si presenta, dati i cristalli che si sono formati sulla sua superficie, come un grande specchio circondato da montagne. È uno dei tanti laghi della Rift Valley, la più grande “valle” del mondo che dal Mar Morto fino al Mozambico, con diramazioni fino al Botswana, spacca praticamente in due parti il continente africano. Circa 25 milioni di anni fa i vasti altopiani di queste regioni, a causa di una gigantesca pressione sotterranea, si gonfiarono fino a creare un’immensa cupola e violente eruzioni crearono il panorama che conosciamo oggi. In Etiopia la faglia attraversa il Paese in direzione nord-sud e piega verso il grande sud, verso il cuore dell’Africa: è la regione ove sprofondò la crosta terrestre e ora appunto si trovano i grandi laghi. Escursione nella zona abitata dai Karo, una popolazione di ceppo nilotico che vive in capanne di forma circolare divise in due zone separate da un grande spiazzo centrale. Ormai ridotti ad alcune centinaia di individui, i Karo hanno una corporatura atletica con un’altezza media di un metro e novanta e gli uomini riservano molta cura all’acconciatura, che viene studiata nei minimi dettagli. La volontà di differenziazione si esprime tuttavia soprattutto nella pittura corporale, che presso i Karo diventa una vera e propria forma d’arte. I Karo, dai grandi occhi e dalla curiosità inesauribile, hanno goduto per tradizione di uno stile di vita caratterizzato da una lentezza e un’immutabilità che sono quelle stesse dell’ampio e fangoso fiume che serpeggia attraverso il loro territorio. Sebbene non sia di certo un Eden, la loro enclave sperduta rimane un luogo di alta spiritualità. Prima di una cerimonia o danza, i Karo si decorano i corpi con una pittura a base di calce bianca, minerali gialli e ferrosi polverizzati, spesso imitando il piumaggio delle faraone selvatiche. Le donne Karo si scarificano il petto per motivi estetici, poiché si sostiene che la cute di una donna scarificata eserciti attrazione sessuale sugli uomini. Se un uomo presenta il petto completamente coperto da cicatrici, significa che ha ucciso un nemico o un animale pericoloso. Le scarificazioni sono praticate con un coltello o una lama di rasoio e sulle ferite si passa cenere per produrre un effetto di rilievo. Anche i cercini di argilla grigia e ocra indicano l’uccisione di un nemico, o di una bestia feroce. Entrambe le forme di decorazione hanno lo stesso significato simbolico per gli Hamar e per i Karo. Rientro a Turmi. Sistemazione al Turmi Lodge o, in alternativa, al Buska Lodge in pensione completa. L’ordine delle visite durante questa giornata sarà stabilito dal Tour Leader. Se previsto si assisterà al salto del toro

 

8° giorno (mercoledì)
Lasciamo Turmi per dirigerci in direzione di Jinka (km 150 - 4 ore)

Al mattino si lascia Turmi e si risale a nord verso Jinka. A circa 1.900 metri di altitudine, nel cuore del Massiccio degli Amar, ecco la cittadina di Jinka, l’importante centro amministrativo nel paese dei Gofa. Visita del museo etnografico sulla collina panoramica che domina la cittadina, visita del grande mercato centrale. Sistemazione in lodge e pensione completa.

 

9° giorno (giovedì)

Jinka - Popolo Mursi - Jinka - Mercato di Keyafer, Konso (km 250 - 6 ore)

Entriamo nel territorio dove vivono gli aggressivi Mursi, forse discendenti da antiche popolazioni aborigene del nord respinte a sud dalle invasioni nubiane e arabo-berbere. L’incontro con questa popolazione è uno degli aspetti salienti del viaggio, l’incontro con le donne… I primi esploratori furono colpiti e inorriditi dalle deformazione cui le donne Mursi si sottoponevano. Per fare spazio al pesante disco di legno, oggi in terracotta, è necessario estrarre gli incisivi inferiori, operazione dolorosa ed eseguita con un rudimentale scalpello. Inoltre lo stiramento eccessivo dei tessuti, fino quasi alla rottura, crea difficoltà nell’uso del linguaggio e rende difficile anche bere e mangiare. Ciò che ai nostri occhi appare orribile e privo di senso è invece per i Mursi motivo di orgoglio e simbolo di bellezza. Data la loro relativa integrità e rudezza, l’approccio con i Mursi non sempre è facile, diciamo che tollerano noi turisti e le nostre macchine fotografiche solo perché fonte di facile denaro. È un popolo di coltivatori e allevatori, fiero, bellicoso e rivale di ogni altra etnia omotica. I Mursi praticano uno “sport agonistico” di destrezza fisica, noto come donga (vale a dire lotta con bastoni), divenuto una forma d’arte, che permette ai giovani di partecipare a competizioni di forza e virilità, acquistandosi onore tra i loro coetanei e trovare ragazze da marito senza troppi rischi di morte. Prima di rientrare a Jinka raggiungiamo la piccola località di Key Afer (terra rossa), in occasione del mercato settimanale. Il giorno di mercato è sempre un’occasione per vedere più popoli che scambiano e vendono le loro merci e i loro prodotti artigianali, qui in modo particolare troviamo Benna e Hamar. Percorso in direzione di Konso, pensione completa. Sistemazione nel panoramico Kanta Lodge. L’ordine delle visite durante questa giornata sarà stabilita dal tour leader.

 

10° giorno (venerdì)
Konso - Yabelo, nella terra dei Borana, El Sod - pozzi cantanti (km 120 - 3 ore)

Dopo colazione partenza per Yabelo, piccolo centro di passaggio al bivio della strada che si dirama verso occidente e di quella che continua verso Moyale, posto di frontiera tra Etiopia e Kenya. raggiingiamo il cratere di El Sod, uno straordinario cratere che sprofonda per oltre 100 metri nelle viscere della terra per terminare in un lago vulcanico di colore nero. Il lago è salato, e gli uomini Borana, seminudi, e con l'aiuto di soli bastoni, estraggono il sale nero e fangoso, e molto pregiato. Gli uomini sono aiutati, per il trasporto del sale, da asini, sui cui dorsi viene sistemato il sale appena estratto in sacchetti. Gli asini si arrampicano, lenti ed aggraziati, con i loro carichi di sale, lungo le salite ripide e a strapiombo sul cratere, ed arrivano in cima accompagnati dagli incitamenti degli uomini. Trekking facoltartivo (facile) di circa 1 ora per scendere e di circa 2 ore per risalire. Si prosegue per pochi chilometri oltre il cratere e si raggiunge lo splendido “pozzo cantante” di El Sod: i Borana sono fieri allevatori e riescono a far sopravvivere le loro mandrie in condizioni davvero straordinarie. Anche durante la stagione secca, il bestiame dei Borana non soffre la sete: infatti questa popolazione ha approntato dei formidabili sistemi di approvvigionamento di acqua, scavando passaggi per le mandrie anche nella roccia più dura. Nel terreno vengono scavati dei pozzi profondi e ad ogni famiglia (quando ci si riferisce alla famiglia africana si parla sempre del clan) ne viene assegnato uno. Ogni pozzo ha un abbeveratoio, che, se non è pieno di acqua, perché è stagione secca, allora viene riempito dalle forti braccia degli uomini Borana: quando il bestiame deve abbeverarsi, gli uomini formano una specie di catena umana fino in fondo al pozzo, passandosi l'un l'altro secchi pieni d'acqua dal fondo alla superficie, dove gli abbeveratoi vengono gradualmente riempiti. Poiché è un lavoro molto faticoso, gli uomini, per farsi forza a vicenda e per tranquillizzare gli animali, cantano tutti insieme. Attraverso paesaggi sempre vari, nel pomeriggio si raggiunge la regione dei Borana. Sistemazione al Borena Lodge.

 

11° giorno (sabato)
Yabelo - Irgalem (km 340 - 7 ore)

Dopo colazione partenza in direzione nord lungo i bastioni della Rift Valley. Arrivo a Dilla per pranzo e proseguimento in direzione di Irgalem. Si tratta di una giornata di trasferimento. Sistemazione in lodge.

 

12° giorno (domenica)
Irgalem - Awasa, il villaggio rasta di Shashamane - Abyata Shala - Langano (km 200 - 7 ore)

Dopo colazione, partenza verso nord in direzione di Awasa, nella Rift Valley. In realtà, la Rift Valley si estende dal Mar Morto fino al Mozambico e, con diramazioni fino al Botswana, spacca praticamente in due parti il continente africano. Circa 25 milioni di anni fa i vasti altopiani di queste regioni, a causa di una gigantesca pressione sotterranea, si gonfiarono fino a creare un’immensa cupola e violente eruzioni crearono il panorama che conosciamo oggi. In Etiopia la faglia attraversa il Paese in direzione nord-sud e piega verso il cuore dell’Africa: è la regione ove sprofondò la crosta terrestre e dove ora si trovano i grandi laghi. La mattina il bordo del lago Awasa si anima di gente. Approdano le barchette dei pescatori e quel lembo di riva diventa il “mercato del pesce”. I carretti dei compratori, i capannelli di curiosi intorno alle barche, i crocchi di bambini che seduti a terra con le mani e con i denti sfilettano il pesce, i piccoli focolari dove le donne improvvisano una cucina popolare per coloro che spendono la mattinata lavorando sulla riva, le occhiate “ ladre” di pellicani insaziabili o quelle dubbiose ed incerte del Marabù“ uccello pensatore”, danno un’idea abbastanza precisa del tipo di folclore che quotidianamente circonda l’ approdo delle barche del lago Awasa. Proseguendo verso nord si attraversa la cittadina di Shashamane, la terra dei Rasta. La filosofia rastafari, come tutti sappiamo, si ispira alla figura dell’ultimo negus che al momento dell’incoronazione prese il nome di Haile Selassie, ma il cui vero nome era Ras Tafari. Da qui il termine “Rasta”. Dopo la caduta del regime di Menghistu e una certa apertura dell’Etiopia al mondo esterno, Shashamane è diventata una meta di pellegrinaggio per i rasta e sinonimo della Terra Promessa cantata da Bob Marley. Si prosegue per il Parco Nazionale Abyata-Shala. È un ambiente dai panorami maestosi dove è possibile avvistare facoceri, struzzi e migliaia di fenicotteri che creano immagini oniriche contro il vapore acqueo del lago. Tra tutti i laghi della Rift Valley etiope, il Langano è l’unico di acqua dolce e balneabile. Cena e pernottamento al Borati Lodge (o African Vacation) che si affaccia sul lago di Langano o, in alternativa, pernottamento al Sabana Lodge.

 

13° giorno (lunedì)
Rientro ad Addis Abeba, visita della città (km 200 - 4 ore)

Ritorno ad Addis Abeba in tarda mattinata. Pranzo libero. Nel pomeriggio inizio della visita dei luoghi e monumenti più significativi della città. Addis Abeba, ovvero il "nuovo fiore" in amarico, sorse come piccolo agglomerato sull'altopiano lungo le rotte carovaniere e, dopo l'ampliamento operato da Menelik II nel 1887, si popolò rapidamente fino a raggiungere gli attuali 4-5 milioni di abitanti. Interessante notare che prima che nella zona venissero introdotti gli eucalipti (1896), la capitale rischiò di essere abbandonata a causa della mancanza di legna da ardere. Posta a 2.324 metri d'altezza e ai piedi del Monte Entoto, la città offre al visitatore, oltre allo spettacolo di uno dei più grandi mercati di tutta l'Africa, anche alcuni monumenti storici ed artistici molto interessanti. Il Museo Nazionale o quello Etnografico costituiscono un ottimo punto di partenza per comprendere la ricca diversità etnica dell'Etiopia. Poco distante sorge l’austera Chiesa di S.Giorgio costruita da Menelik II per celebrare la vittoria di Adua contro gli invasori italiani. Qui fu incoronata Zaidutu, figlia dei Menelik e lo stesso Hailé Selassié nel 1930. Addis Abeba, una delle più belle capitali d’Africa, offre prospettive di osservazione sempre nuove. Al termine delle visite, a disposizione alcune camere in day use. Cena libera. In serata, trasferimento in aeroporto per volo di rientro in Italia. (il volo partirà dopo la mezzanotte)

 

14° giorno (martedì)
Addis Abeba - Roma

L’arrivo a Roma è previsto in prima mattinata.

 

BENE A SAPERSI:

  • Per ragioni tecnico-operative l'itinerario potrà essere invertito o modificato dalla guida e/o accompagnatore sul posto se ritenuto necessario e nell’interesse del gruppo Voli Ethiopian Airlines; i voli sono spesso poco puntuali e soggetti a modifiche di orario. Il volato aereo potrebbe essere operato da Ethiopian Airlines con voli ET703 ed ET702 che hanno origine a Milano Malpensa e scalo tecnico a Roma Fiumicino e viceversa. Richiedere informazioni di volo e relativi supplementi al momento della prenotazione del viaggio.
  • Sistemazioni. Chiaramente trattasi di una spedizione ove il focus non è nelle sistemazioni alberghiere bensì nel voler essere in certi luoghi e nel voler vivere certe esperienze. Dunque a parte la capitale dove si pernotta in un hotel di standard internazionale, per il resto avremo alberghi molto semplici (2-3 stelle classificazione locale; 1-2 stelle nostra opinione; servizi quasi sempre privati ma ci possono essere problemi di “acqua”) Gli alberghi citati hanno valore indicativo e potranno essere sostituiti con altri di pari livello, è a discrezione dei clienti portarsi un sacco lenzuolo, ed eventualmente un piccolo asciugamano. I pranzi possono essere pic nic o in ristorantini locali, la sera invece la cena è in ristorante dell’hotel.
  • L'itinerario è effettuato con jeep Toyota 4X4 dove prendono posto 3 clienti + autista per veicolo. Ogni partecipante ha quindi un posto finestrino.
  • In molti tratti la velocità media sarà di 20-40 km orari; impossibile dare i tempi di percorrenza esatti e anche il chilometraggio è molto generico, l’itinerario in realtà dipende molto dalle condizioni delle strade. A volte lo stato delle piste/mulattiere è tale che può comportare una variazione dell’orario di arrivo e/o del programma; questo potrà essere deciso solo sul posto e la guida opterà la scelta migliore in base alle condizioni di percorribilità del momento.
  • Si cercherà di includere le visite al numero maggiore di mercati, nel nostro programma visiteremo il mercato Hamar a Dimeka e Turmi, il mercato dei Benna a Key Afer.
  • L’incontro con i popoli è vero e forte, eppure anche in questa regione remota per poter scattare foto o assistere a danze viene chiesto un “regalo” e quindi, soprattutto chi intende fare foto, deve avere con sè diverse banconote di piccolo taglio (il costo foto va da un minimo di 3 birr in su!).
  • Il bagaglio deve tassativamente essere costituito da sacche morbide di max 15-20 kg in totale. Importante portarsi un paio di scarponcini robusti e leggeri, un paio di sandali da marcia, qualche capo caldo, una torcia, un cappellino, un foulard per la polvere ed un parka impermeabile.
  • Considerando il tipo di viaggio e la destinazione è necessario armarsi di buona pazienza e flessibilità, vivendo ogni momento come un’occasione per conoscere il Paese e … noi stessi!
  • Tempo di partire – breve cenno al clima (per informazioni dettagliate vedere le informazioni sul Paese). Anche se oramai è sempre più difficile parlare di stagioni ed ogni stagione e' di per sé speciale in quanto offre sempre uno spettacolo unico, in generale si può dire che in ETIOPIA il clima è anche molto legato all’altitudine e può variare a distanza di pochi chilometri. AL SUD in generale grandi piogge a settembre-novembre e piccole piogge a marzo-giugno, quindi forse i periodi migliori per il sud sono da fine novembre a febbraio e luglio-agosto.
  • Con le nuove misure di sicurezza, è possibile che il referente locale attenda i signori partecipanti fuori dall’aeroporto di Addis Abeba. Importante Attenzione: i voli Ethiopian Airlines partono da Roma Fiumicino attorno alla mezzanotte, quindi è molto importante controllare la data esatta riportata sul biglietto aereo.
Quota Individuale di partecipazione da Roma

Minimo 7 partecipanti / Massimo 14 partecipanti
€ 3,480.00
con accompagnatore dall'Italia e autista parlante inglese.

 

 

La quota comprende:

  • Il volo Roma – Addis Abeba a/r in classe economica
  • Trasferimenti da/per gli aeroporti in Etiopia da parte del nostro corrispondente
  • La sistemazione nelle strutture ricettive sopra citate o equivalenti in camere standard - Pensione completa durante tutto il tour eccetto ad Addis Abeba dove sono sempre liberi
  • Le visite ed escursioni durante il circuito in jeep 4x4 Toyota Landcruiser o similare (3 passeggeri + autista per auto) e in minibus a Addis;
  • Ingressi, Park fees, tasse governative e percentuali di servizio
  • Autisti locali parlanti inglese; accompagnatore dall’Italia al raggiungimento del minimo

 

La quota non comprende:

  • le bevande - Eventuali bretelle di avvicinamento a Roma con voli Alitalia in classe L o T
  • le mance e il facchinaggio (né negli aeroporti né negli hotel)
  • i pasti non indicati come compresi - il visto d’ingresso in Etiopia da ottenere in loco ($ 50)
  • le eventuali escursioni facoltative e mance per balli, cerimonie, fotografie,
  • le eventuali tasse d’imbarco da saldare in loco alla partenza - le tasse aeroportuali, il fuel surcharge, …
  • quanto non specificato nel programma